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venerdì 15 novembre 2013

Philomel

"Bots are a dolphin best friend!"

+Survival; +Thrill seeking; -Uplift slavery


Non racconto spesso la mia storia, quindi non mi prendo responsabilità se ti sembrerà noiosa. 
Non è che io sia riservato, nessun delfino lo è per natura, noi condividiamo sempre tutto a differenza di voi umani... Ma le circostanze mi hanno portato ad apprezzare il silenzio e dopotutto, anche se non fosse pericoloso per la mia libertà, che senso avrebbe sprecare del tempo a sguazzare in memorie sgradevoli quando ci sono tante cose più divertenti?
So chi sei-- chi siete... Mamma Reyes mi ha parlato di voi e se mi hai chiesto della mia storia penso di dovertela raccontare, perchè con tutta probabilità già ti sei informato e questa è una specie di prova di fiducia. D'accordo. Spero che non suoni noiosa, non mi piace l'idea di sembrare noioso.
L'ingeniere genetico che si è occupato della mia nascita era un intellettualoide del cazzo con la passione per uno scrittore morto l'Oceano solo sa quanti secoli prima della Caduta. Mi ha chiamato Philomel, anche se sono un maschio, non so se per ignoranza, disinteresse o aperta provocazione. Non so che senso abbia avuto darmi un nome così lungo, visto che nessuno lo usa mai tutto intero. Per lo più sono Phil, o Philo (Mamma Reyes mi chiamava Philo). All'inizio la Somatek mi sub-appaltava insieme ad una squadra di altri uplift a piccole o grandi imprese di recupero di relitti. Il mio era un lavoro semplice, entravo nei relitti con un sensore collegato ai miei occhi e trasmettevo le immagini di quello che vedevo agli esperti in recupero e demolizioni che stendevano una mappatura preliminare del relitto di turno. Dovevo solo nuotare dove loro mi dicevano di nuotare e se qualcosa mi sbarrava la strada ci pensava Mab ad aprirla. (Sì, Mab, come la regina, anche lui era vittima dello stesso ingeniere genetico, per questo tutto sommato siamo riusciti a legare. Avevamo qualcosa di cui lamentarci insieme.)
Mab era un neo-polipo con la tendenza a brontolare e lamentarsi. Mi piaceva punzecchiarlo e bulleggiarlo per gioco, a volte ignorarlo apposta. C'è da dire che quando nasci schiavo, un po' ti viene voglia di sopraffare qualcun altro, ma non l'ho mai fatto con vera cattiveria. Lo giuro. Volevo bene a Mab.
L'ultimo relitto su cui ho lavorato, non ricordo come si chiamasse (so che questo dettaglio probabilmente è tra quelli che più ti interessano, mi dispiace), era un nome in una lingua che non conosco e ben si adattava alla sua struttura per nulla convenzionale. Non assomigliava a nessuna nave cargo sulla quale avessi lavorato prima d'allora, lo si capiva anche se era veramente ridotta malissimo.
Non ricordo molto di quanto è accaduto, era stato Mab a... come dite voi? "Stabilire il contatto"? Ricordo però con estrema precisione il DOLORE. Giuro, se non avessi provato quel DOLORE i mesi successivi sarei anche potuto impazzire, ma sono stati niente in confronto a quello. Strappato, fatto a pezzi, invaso e rivoltato... voi lo chiamereste inferno (ci credete ancora, nell'inferno?), un tormento senza fine, come se qualcosa di estremamente innaturale cercasse di stipare secoli di sofferenze in un istante. Poi più niente e la prima cosa che ricordo dopo questo era il mio corpo su un tavolo di laboratorio della Somatek.
Non so che ne è stato del team a cui ci avevano appaltati, se quello che è successo in quel relitto ha avuto ripercussioni su di loro o se la Somatek (sempre vigile, sempre pronta a monitorare i suoi clienti tramite chip installati dentro di noi) non abbia voluto lasciare testimoni. So che sono spariti. So che nessuno ha indagato sulla cosa. 
So che a Mab è capitato quello che è capitato a me, solo.... molto di più. Non ha retto, la sua coscienza distrutta è stata dichiarata non recuperabile. Fa paura di questi tempi, eh?
Povero Mab, mentre il mio corpo e la mia mente venivano sottoposti a esperimenti e analisi dopo l'incidente mi capitava spesso di isolarmi in me stesso e ripensare al suo tono petulante e recriminatorio.
"Oh, certo, mandiamoci il povero Mab! Tanto lui di zampe ne ha otto!"
"No, figurati, non mi dispiace che tu mi abbia lasciato là sotto per ore, avrai avuto di sicuro altro da fare, cose importanti, non come me!"
"Grazie, davvero, grazie! Mi commuove tutta questa preoccupazione per me! Dopotutto è solo un condotto pericolante, che pericolo sarà mai, eh, Mel?"
(Mel. Era l'unico a chiamarmi Mel. Non mi sono mai comportato bene con Mab, ma ora capisco che lui era mio amico. L'unico che avessi. E' per questo che ho dato alla mia Musa il suo carattere e il suo nome. Mi fa sentire meno in colpa per quello che gli è successo. Anche la mia Musa mi chiama Mel.)
Non so quanto a lungo hanno approfondito le loro analisi e i loro test su di me, non conosco i risultati ottenuti, nè quelli che speravano di ottenere.

Avevo uno squarcio aperto lungo tutto il dorso quando la piccola e discreta stazione sperimentale in cui mi trovavo è stata presa d'assalto. Ricordo rumore di esplosioni e colpi di armi e gli scienziati che sparivano dalla stanza e non facevano più ritorno. Se avessero capito cosa stava succedendo probabilmente la loro prima preoccupazione sarebbe stato di spedirmi con una capsula in qualche altra loro anonima base, quindi penso di dovermi sentire fortunato della loro poca prontezza.
Quando il rumore cessò Mamma Reyes entrò nel mio campo visivo appannato dai sedativi, con un largo sorriso sulla sua faccia barbuta. Non dimenticherò mai la forte impressione che mi fece quell'omone peloso e sgargiante, pieno di cicatrici e impianti biomeccanici quando mi rivolse la parola.
"Guarda guarda... cos'abbiamo qui?" mi disse, come se fosse la cosa più divertente del mondo.
Lì per lì pensai che chiunque fosse, volesse le stesse informazioni per cui la Somatek faceva accanire i suoi esperti su di me, ma quando mi chiese se mi andava di venire con lui, gli dissi di sì. Solo in seguito realizzai che di chi io fossi non poteva fregargliene di meno, nè che il suo atto voleva essere in alcun modo altruistico. Mamma Reyes faceva le cose che gli venivano in mente di fare, e basta. Era stato un caso che avesse guidato la sua gente all'assalto della piccola stazione, l'aveva vista e gli era venuta voglia di vedere se ci poteva trovare qualcosa di utile alla sua gente.
(Mh?
Ah, sì.
Sì, feccia.)
Il mio corpo era inutilizzabile per la fuga, per questo mi sono ritrovato trasferito in un morph umano. Ci ho passato dentro circa un anno. Ce ne ho messo la metà per abituarmici, anche se non ho mai perso il vizio di cercare di emettere i miei suoni da delfino con la vostra bocca sgraziata. Mamma Reyes mi chiamava Philo, diceva che gli piaceva, che nella sua lingua d'origile gli ricordava la parola "figlio" e per lui tutta la sua gente erano come figli. Ho vissuto con loro sulla loro nave (la Concha Caliente, un vecchio cargo riadattato per le esigenze e scondo i gusti della feccia) e in quel morph ho provato un po' di tutto. Posso dire di aver riso e pianto come un umano, ho mangiato, ho danzato, cantato, mi sono ubriacato e ho fatto sesso. Ho rimpianto ogni giorno la mia forma originaria (non so come voi facciate a sopportare gli odori e tutta quella peluria), ma per non uscire di testa ho imparato ad apprezzare il vostro modo di fare, sentire, essere. A me piace essere vivo, più di qualunque cosa, e mi tuffo nel farlo in qualunque situazione io mi possa trovare.
Ho lavorato per Mamma Reyes, ho riparato i loro robot con le mie mani impacciate e li ho guidati quando mi chiedevano di farlo. Alla fine mi sono ricomprato da loro il mio morph attuale. Un corpo da delfino più grande di quello che avevo una volta, ma perfettamente funzionante e meravigliosamente libero.
E' stato all'incirca in quel periodo che ho incrociato Jyrky. Da lì in avanti è storia, no?

1 commento:

  1. Per me è stata una fortuna incontrare Phil nello Sciame.
    Lui cercava la libertà ed io un compagno di viaggio ed un pilota.
    Ci siamo intesi immediatamente.

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